Autore: Tiziana Pacini

Articolo pubblicato in Bugnion News n.42 (Maggio 2020) – Ascolta la versione Audio

C’è ancora tempo per cambiare la strada che stai percorrendo! Potrebbe tranquillamente essere un messaggio per noi tutti. Decisamente attuale ed incisivo, perfetto per il bivio in cui ci troviamo in questa fase storica. È contenuto in Stairway to Heaven, canzone simbolo degli anni 70 dei Led Zeppelin, che continua imperturbata a percorrere la sua strada verso il paradiso, senza cambiare rotta o pagare pedaggi. La Corte d’appello di San Francisco, a conclusione di una lunga battaglia legale, conferma che il gruppo rock britannico non ha “copiato” il brano Taurus degli Spirit.

Stairway to Heaven dei Led Zeppelin è una delle canzoni più famose della storia della musica rock. È anche una delle canzoni più complesse, che ha suscitato numerosi interrogativi e interpretazioni sul suo significato.

Sembra che la genesi della canzone, scritta nel 1970 e poi pubblicata nel 1971, sia stata lunga, perché l’idea del gruppo era di creare qualcosa di davvero unico e speciale. Come spiegava Jimmy Page in un’intervista con la BBC:

L’idea di Stairway to Heaven era quella di avere un pezzo di musica, una canzone che si sarebbe dovuta sviluppare su più strati e dovesse andare a coinvolgere diversi stati d’animo. Tutta l’intensità e la finezza dovevano servire per dare spinta al brano sotto ogni punto di vista, sia quello emozionale che musicale. Per questo la canzone continua ad aprire e ad esplorare un certo tipo di schemi.”

Vi invito a rileggere il testo della canzone che si può facilmente trovare on line v. http://testicanzoni.mtv.it/testi-Led-Zeppelin_226/traduzione-Stairway-To-Heaven-92489.

La lunga elaborazione del brano forse è paragonabile alla lunghezza della vicenda giudiziaria che l’ha vista come protagonista, recentemente conclusa in favore del gruppo britannico.

La causa venne aperta nel 2014 negli Stati Uniti dal giornalista Michael Skidmore, amministratore fiduciario e curatore del patrimonio di Randy Craig Wolfe, in arte Randy California, chitarrista e fondatore degli Spirit. Alla base della battaglia legale c’era l’introduzione acustica della canzone, che gli eredi del componente del gruppo californiano, sostenevano fosse stata copiata da un riff al centro di Taurus, canzone della band, scritta tre anni prima di Stairway to Heaven.

Non vennero nemmeno ascoltati i brani originali dei due gruppi durante la causa, ma solamente una registrazione live. Negli anni sono stati chiamati a testimoniare anche Robert Plant e Jimmy Page ed il chitarrista dei Led Zeppelin ha affermato di non aver mai visto una performance degli Spirit. Non è stato possibile dimostrare che Taurus presentava sostanziali somiglianze con l’introduzione di Stairway to Heaven.

Secondo gli esperti della difesa la scala cromatica discendente incriminata sarebbe molto comune e usata dai musicisti da molti anni.

La prima sentenza del luglio 2016 aveva dato ragione ai Led Zeppelin, sostenendo che le due canzoni in questione non erano “intrinsecamente simili”.

Dopo due anni, nel settembre 2018, i giudici avevano ordinato un nuovo processo, perché erano stati individuati degli errori procedurali.

Solo recentemente, la Corte d’Appello di San Francisco ha confermato che il brano Stairway to Heaven non è plagio, sulla base di una legge sul copyright del 1909. Il brano degli Spirit, risalente al 1967, è infatti soggetto al Copyright Act del 1909 che tutela le copie depositate come opere inedite, nel caso specifico uno spartito di una sola pagina, prima della riforma del 1976.

La conclusione positiva della vicenda a favore dei Led Zeppelin, oltre a confermare l’ispirazione autentica e la creatività degli autori, ha permesso di risparmiare al gruppo una notevole somma di denaro. La posta in gioco era di milioni di dollari di risarcimento, per l’esattezza tra i 3 e i 13 milioni di dollari.

Ma non solo, la vittoria dei Led Zeppelin fa tirare un sospiro di sollievo ai rappresentanti dell’industria musicale e ridà coraggio a quanti consideravano pretestuose le accuse di plagio nelle cause musicali.

La Corte d’appello americana ha, infatti, ribaltato il principio dell’inverse ratio rule che richiede un onere inferiore di prova di sostanziale somiglianza tra le canzoni, quando viene dimostrato un alto grado di accesso, ovvero di disponibilità di ascolto, al brano plagiato. In pratica, prima per la Corte era sufficiente che un autore avesse potuto conoscere la canzone plagiata e che le due canzoni fossero “sostanzialmente simili”, per far sì che ci fosse plagio. Una regola che ha rappresentato per decenni una spina nel fianco per etichette discografiche, artisti ed autori.

Ribaltando questa regola con la sentenza su Stairway to Heaven, la Corte d’appello sottolinea come il principio della disponibilità all’ascolto di un brano è stato messo in crisi dall’era digitale e dall’avvento di servizi di streaming online, come YouTube, Netflix e Spotify, che rendono disponibili in ogni momento milioni di brani.

La Corte ha affermato che, pur adottando cautela nello scavalcare la precedente regola dell’inversione dell’onere della prova, i problemi e le incoerenze di applicazione di tale principio l’hanno spinta ad abrogarlo.

Quindi non è sufficiente dimostrare che un artista abbia potuto ascoltare un brano e ci sia una vaga somiglianza tra due pezzi, perché si possa parlare di plagio, ma la somiglianza tra le canzoni ora deve essere provata.

La vittoria dei Led Zeppelin probabilmente influenzerà e andrà a beneficio dell’intera industria musicale, che negli anni ha visto numerosi casi di violazione del copyright.

La scala ha ancora tanti gradini che possiamo fortunatamente salire per arrivare in paradiso. Nel frattempo, la creatività, che veicola messaggi capaci di arrivare all’anima, come forse voleva Robert Plant, prosegue liberamente la sua ascesa! E ricordiamoci, sempre citando il testo di Stairway to Heaven, che ognuno di noi può cambiare la sua strada, c’è sempre tempo per farlo!

© BUGNION S.p.A. – Maggio 2020