Articolo pubblicato in Bugnion News n.57 (Aprile 2022)
McDonald’s, Ikea ma anche Coca Cola, Bmw, Mercedes e molti altri ancora: l’invasione russa in Ucraina colpisce anche i principali Marchi occidentali, mentre la maggior parte dei media presenta questa serie di contraffazioni apparentemente legalizzate come un possibile danno milionario per le imprese coinvolte.
Sono una decina infatti le richieste di registrazione di marchi “fotocopia” presentate all’Ufficio Russo per la Proprietà Intellettuale (ROSPATENT) tra il 17 e il 22 marzo 2022. Viene però da chiedersi: è davvero possibile violare i diritti di Proprietà Intellettuale delle società titolari di un Marchio, senza subire alcuna conseguenza? Oppure si tratta solo di uno spauracchio orchestrato dal governo russo per intimidire le compagnie “dissidenti” che osano “sfidare” la linea di condotta russa?
“La risposta ovviamente è molto complessa, ancor più in un contesto come quello attuale – spiega Claudio Balboni, coordinatore del Polo Marchio Europeo e Design Comunitario di Bugnion Spa -. Bisogna prima di tutto sottolineare che, quando si presenta una richiesta di registrazione di un nuovo marchio, l’iter di approvazione non è immediato. Prima si fa domanda, successivamente questa viene analizzata dall’ufficio competente e solo dopo le effettive verifiche l’autorizzazione può essere, o meno, concessa. Ciò significa che, a livello prettamente teorico, è possibile fare richiesta per registrare un marchio anche palesemente copiato ma ciò non significa che questa domanda venga effettivamente accettata”.
Ecco perché, dunque, risulterebbe quantomai precipitoso parlare già oggi delle gravi ripercussioni economiche per le aziende “copiate” dalla Federazione russa, che potrebbe aver deciso di seguire solo apparentemente questa linea di condotta, allo scopo di fare ulteriori pressioni sui Paesi (e sulle aziende) che si sono schierate palesemente contro alla guerra in Ucraina.
Nessun allarme dunque? “Non dico che non esista una percentuale di rischio per le imprese: la guerra rende qualsiasi scenario molto più complicato rispetto a una situazione “normale” – precisa Balboni –, ma la possibilità che queste richieste si concretizzino nell’effettiva copia “legalizzata” di un marchio già esistente è piuttosto bassa: immaginiamoci anche lo scenario post-guerra, quando le compagnie che hanno lasciato il Paese torneranno a vendere i loro prodotti anche in Russia”.
Non solo: “Anche se i marchi oggi depositati saranno eventualmente concessi dall’Ufficio russo – aggiunge Claudio Balboni -, alle compagnie “originali” rimane pur sempre la possibilità di agire contro queste “copie” e viene quindi lecito domandarsi chi trarrebbe giovamento da questa situazione. La risposta è semplice: nessuno – prosegue il coordinatore del Polo Marchio Europeo e Design Comunitario di Bugnion Spa –, né le aziende “copia”, che difficilmente potrebbero sostituirsi a quelle storiche e originali, né il governo russo, e di sicuro non i consumatori finali”.
© BUGNION S.p.A. – Aprile 2022