Chissà se il malefico Sauron sarebbe mai arrivato a tanto quando pianificava di creare l’“Unico Anello”, in grado di conferire infiniti poteri a chi lo indossava. Certamente il personaggio creato dal genio di J. R. R. Tolkien, poi ripreso dalla trilogia di Peter Jackson e dalla discussa serie tv firmata Amazon, possedeva molte abilità nelle arti magiche, anche se probabilmente non era altrettanto esperto di tecnologia.
L’anello di cui stiamo parlando infatti, non è quello uscito dalla fucina del Monte Fato ma si tratta di un device hi-tech che potrebbe popolare sempre di più le nostre vite: lo “smart ring”.
Recentemente è giunta la notizia che Samsung ha depositato presso lo USPTO (Ufficio Marchi e Brevetti degli Stati Uniti) almeno un brevetto per un anello intelligente, completo di elettrocardiogramma e controllo “smart” della casa. Anche se sarebbe fantastico che Samsung sfondasse le porte del mercato il prossimo autunno con questo nuovo “wearable domotico”, la realtà è che potrebbe volerci molto più tempo prima che questo tipo di anello futuristico sia pronto per l’uscita.
È facile capire perché gli smart ring siano una prospettiva interessante. Rispetto agli smartwatch sono più discreti, le dita sono più adatte a misurare la frequenza cardiaca e gli anelli sono molto più comodi da indossare 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Sarebbero ideali come tracker della salute. Ma pongono anche sfide ingegneristiche e tecniche maggiori rispetto agli smartwatch, proprio perché sono così piccoli.
Sul fronte tecnologico infatti, sembra che la realizzazione di un anello intelligente perfettamente rotondo e sottile abbia rappresentato una sfida davvero importante. È difficile ottenere una batteria abbastanza piccola da poter essere inserita in un anello e che oltretutto sia abbastanza sottile e flessibile da mantenere la forma curva. Ecco perché la maggior parte degli anelli intelligenti già immessi sul mercato presenta almeno un bordo piatto nel suo design.
Attualmente, solo alcuni produttori, come ad esempio OURA, sono riusciti nell’intento di ottenere una sagoma rotonda e sottile, ma anch’essi presentano funzioni “limitate” al monitoraggio cardiaco, della temperatura corporea, delle ore di sonno ecc…
In questo senso, non ci sarebbe da stupirsi se Samsung riuscisse a realizzare uno smart ring in grado di tracciare l’elettrocardiogramma. A sollevare qualche dubbio sono però le funzioni più smart, come il controllo della TV, l’invio di notifiche e l’interazione con il telefono, che ci vedono un po’ più scettici dal momento che l’anello non presenta “schermi” o aree “sensibili” e, qualora anche le presentasse, queste dovrebbero essere realizzate in modo tale da non poter essere attivate accidentalmente.
Ecco il paradosso. Allo stato attuale della tecnologia, gli anelli intelligenti non funzionano bene al di fuori del monitoraggio discreto e passivo della salute. A questo proposito, diverse startup stanno lanciando alcune idee intriganti sugli anelli intelligenti. Si mormora infatti che qualcuno stia già lavorando a un anello intelligente per “hackerare” il metabolismo o per monitorare le malattie croniche o la salute mentale.
Ma per quanto alcune di queste idee siano molto stimolanti, riteniamo che questi casi d’uso siano più interessanti per i ricercatori che per i consumatori. In questi tempi di inflazione, infatti, i consumatori cercano il miglior rapporto qualità-prezzo, e allo stato attuale uno smartwatch può fare molto più di un anello intelligente, soprattutto dal punto di vista della domotica, garantendo al contempo una migliore user experience.
In fin dei conti, la ricerca e la presentazione di una domanda di brevetto non garantiscono che un’azienda rilasci effettivamente un determinato prodotto. Tutto ciò che questo brevetto ci dice è che Samsung sta lavorando all’idea di un anello intelligente e vuole scoraggiare, o forse stimolare, i suoi rivali a realizzare un prodotto vincente, anche dal punto di vista dell’integrazione con altre tecnologie.
Chi (e quando) riuscirà nell’intento, tuttavia, è ancora tutto da scoprire.