Davanti agli Uffizi ci sono un italiano (Chiara Ferragni), uno spagnolo (Zara) e un francese (Jean Paul Gautier)… Sembra l’inizio di una barzelletta, ma non lo è. La storia è reale e quanto mai attuale.
Siamo in Italia, dove non si respira solo aria, bensì aria impregnata d’arte! L’arte è ovunque: nel terreno che nasconde reperti archeologici di epoche lontane; nelle opere architettoniche che popolano le grandi città e i paesini più sperduti; nel cibo, nelle melodie, nonché nelle espressioni artistiche dei nostri pittori più celebri, come Sandro Botticelli.
“La Nascita di Venere” di Botticelli
E proprio qui sta l’oggetto del contendere: “La Nascita di Venere” di Botticelli, nota in tutto il mondo e custodita presso le Gallerie degli Uffizi di Firenze. Questo dipinto rinascimentale, infatti, è stato riprodotto su alcuni articoli di abbigliamento della capsule collection “Le Musée” dello stilista francese Jean Paul Gautier. Immediata la reazione del museo fiorentino, che ha tempestivamente indirizzato alla casa di moda una diffida: lo stilista francese è stato invitato al ritiro dal mercato dei capi contestati o, in alternativa, alla sottoscrizione di un accordo che prevedesse il riconoscimento dei diritti di sfruttamento economico in capo alle Gallerie degli Uffizi per la commercializzazione delle immagini dell’opera del Botticelli.
Va bene l’atavica rivalità tra Francia e Italia, ma almeno una risposta, Jean Paul Gautier poteva darla. Invece niente. Silenzio stampa. La diffida è stata totalmente ignorata.
Il post di Chiara Ferragni e il bustier di Zara
Ad incrementare la frustrazione del museo, poi, ci si è messa anche Chiara Ferragni che, lo scorso settembre, ha pensato di pubblicare un post su Instagram nel quale mostra il suo outfit composto da pantaloni e scarpe riportanti il suo marchio personale, ma anche da un bustier con sopra raffigurata la nota Venere di Botticelli. Endorsement spontaneo, per carità; nessun obbligo di segnalare la natura commerciale della comunicazione, ma non sarà sfuggito a molti il fatto che il corsetto in questione fosse dichiaratamente commercializzato da Zara!
Quindi, oltraggio agli Uffizi anche da parte della Spagna. Zara, non nuova a comportamenti di “agganciamento”, probabilmente si è sentita legittimata alla commercializzazione di un capo che fedelmente riproduceva la “fantasia” (se si può così definire!) di un’opera d’arte già ripresa nella collezione di Jean Paul Gautier, senza pensare che anche quest’ultimo stesse commettendo un illecito.
Come se non bastasse, la vicenda assume dei tratti ancora più comici se si pensa che appena due anni fa Chiara Ferragni era stata invitata dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, con l’obiettivo di sponsorizzare la struttura a livello internazionale ed era stata raffigurata dai più importanti media con le spalle alla celeberrima “Nascita di Venere”.
La risposta delle Gallerie degli Uffizi
Per il momento, il museo fiorentino ha avviato un’azione legale soltanto nei confronti di Jean Paul Gautier, citato in giudizio per la violazione dei diritti di sfruttamento economico sul dipinto in oggetto. Forse lo stilista francese ha pensato che in Italia viga la cd. Freedom of Panorama? (la possibilità di riprodurre liberamente delle opere, anche a fini commerciali, senza la preventiva autorizzazione del titolare dei diritti d’autore, purché esse siano collocate in luoghi all’aperto e visibili a tutti, ndr).
Se sì, deve essersi confuso con Paesi come Germania, Spagna o Portogallo. In Italia invece, ferma restando la tutela del copyright per le opere il cui autore è ancora in vita o è scomparso da meno di 70 anni, quando si tratta di beni culturali entra in gioco il relativo Codice (D.lgs. 22.01.2004 n. 42), il quale subordina lo sfruttamento di tali immagini all’autorizzazione dello Stato, delle Regioni, o degli enti territoriali che abbiano tali beni in consegna (art. 106). Detti enti, poi, hanno la facoltà di chiedere la corresponsione di un corrispettivo a chiunque chieda la riproduzione o l’uso strumentale dei beni culturali per trarne profitto.
Il precedente con il David di Michelangelo
Si pensi che il Tribunale di Firenze che, immaginiamo, sia stato chiamato in causa anche per la controversia degli Uffizi avverso Jean Paul Gautier, con sentenza del 26 ottobre 2017 condannò un’agenzia viaggi per l’utilizzo dell’immagine della statua del David di Michelangelo in un dépliant pubblicitario e sul relativo sito internet, in cui si offriva, inter alia, una visita guidata alla Galleria dell’Accademia di Firenze. In questo caso, l’agenzia viaggi ha dovuto corrispondere una somma a titolo di danno per un importo calcolato sulla base del criterio del prezzo del consenso (quanto, cioè, avrebbe pagato, se avesse ottenuto l’autorizzazione all’uso dell’opera). Non è stato, invece, riconosciuto alcun danno morale, dato che la riproduzione non autorizzata dell’opera, benché per fini pubblicitari, non aveva causato alcuna lesione all’immagine della stessa.
Non escludiamo, tuttavia, che stavolta l’esito del procedimento giudiziario possa essere diverso.
La Nascita di Venere è nota per essere un’opera densa di significati, tra cui la celebrazione della nascita di una nuova umanità, e vederla apposta su corsetti e canottiere potrebbe essere considerato svilente della sua immagine e di quella del relativo autore.
Rimaniamo in trepidante attesa di conoscere i risvolti di questo nuovo capitolo Italia-Francia!