Articolo pubblicato in Bugnion News n.47 (Novembre 2020) – Ascolta la versione Audio
Nella mia esperienza professionale, mi è capitato più di una volta di discutere con un cliente, o potenziale cliente, avente un atteggiamento scettico nei confronti dei brevetti. Mi sono sentita dire frasi del tipo: “E’ sufficiente cambiare una vite per aggirare un brevetto”, oppure “Cosa me ne faccio di un brevetto, se quando lo aziono devo aspettare anni per una sentenza definitiva?”. Ogni volta rispondevo che la facilità nell’aggirare un brevetto dipende anche da come il brevetto è scritto, che il tempo richiesto per avere una sentenza su questioni brevettuali da parte di un tribunale italiano si è ridotto negli ultimi anni, che è possibile agire anche all’estero, in paesi dove i tempi per un’azione giudiziale sono più brevi, e via dicendo. A volte riuscivo, se non a convincere l’interlocutore, almeno ad instillare in lui un dubbio sulla fondatezza delle sue convinzioni, altre volte invece non riuscivo neppure a scalfirle.
Fortunatamente non è sempre così. Esistono clienti molto sensibili alle problematiche brevettuali, ed esistono campi tecnici in cui il ricorso al brevetto è estremamente frequente.
Un esempio è il settore dei tappi, ovvero – come si direbbe in linguaggio brevettese – i dispositivi di chiusura comprendenti un elemento di chiusura impegnabile con un collo di contenitore, in cui l’elemento di chiusura è mobile fra una posizione aperta, nella quale un utilizzatore può accedere al contenuto, e una posizione chiusa, nella quale l’elemento di chiusura isola l’interno del contenitore dall’ambiente esterno.
I primi brevetti sui tappi sono molto vecchi. Qui sotto si possono vedere le Figure 1-3 del brevetto statunitense US 468226, concesso in data 2 febbraio 1892, che – nella rivendicazione 1 – parlava di una “combinazione di una bottiglia avente una testa (A) comprendente una spalla anulare (b) adiacente al suo labbro (a) e una superficie (c’) diritta o inclinata al di sotto del recesso oltre la spalla, e di un tappo di tenuta (B) metallico contenente un disco di tenuta (C) e avente una flangia (d) che è piegata o corrugata in contatto bloccante con la spalla al di sopra del bordo della flangia, detto bordo essendo posizionato in posizione distanziata dalla superficie adiacente della testa della bottiglia per ottenere fra la porzione inferiore della flangia e la superficie adiacente della testa della bottiglia uno spazio anulare (e) accessibile ad uno strumento appuntito utilizzato per staccare il tappo”.
Per farla breve, il tappo corona.
Negli ultimi decenni il campo dei brevetti relativi ai tappi è stato dominato dai tappi di plastica, che costituiscono l’oggetto di migliaia di brevetti. La creatività in questo settore è ulteriormente aumentata a seguito dell’emanazione della Direttiva UE 2019/904 del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. La direttiva in questione si propone di ridurre l’impatto della plastica sull’ambiente, partendo dalla considerazione che, nell’Unione Europea, dall’80 all’85% dei rifiuti marini rinvenuti sulle spiagge sono plastica e di questi gli oggetti di plastica monouso rappresentano il 50 %. La direttiva prosegue affermando che i tappi e coperchi di plastica dei contenitori utilizzati per bevande sono tra gli oggetti di plastica monouso più frequentemente rinvenuti sulle spiagge dell’Unione. Per porre un freno a questa situazione, è stato disposto che – a partire da luglio 2024 – i contenitori per bevande con una capacità fino a tre litri, nonché gli imballaggi compositi di bevande e relativi tappi e coperchi in plastica potranno essere immessi sul mercato solo se dotati di tappi e coperchi che restino attaccati ai contenitori per la durata dell’uso previsto del prodotto.
Queste disposizioni sono destinate ad avere un grande impatto nel settore del packaging di liquidi. Si pensi ai produttori di acqua imbottigliata, o di bevande gasate, o di latte confezionato, che dovranno modificare i loro tappi, le macchine per produrre i tappi e a volte anche le macchine per applicare i tappi sui rispettivi contenitori.
In questo contesto, tutti cercano di mettere a punto la soluzione migliore, ossia una soluzione che risulti gradita al consumatore, e che possibilmente sia economica, facile da produrre, da aprire e da applicare, che rimanga stabilmente in posizione aperta e che possa essere riportata in posizione chiusa senza danneggiarsi. Insomma, se non è la quadratura del cerchio, poco ci manca.
Si è quindi assistito ad un fiorire di domande di brevetto, alcune veramente innovative, altre che si ispirano in maniera più o meno marcata a soluzioni ormai di pubblico dominio, altre ancora corrispondenti a soluzioni per le quali è più difficile pensare ad una diffusione di massa.
A titolo esemplificativo, c’è chi ha ideato una chiusura per un contenitore comprendente una banda di collegamento 6, che unisce un tappo rimuovibile 2 e un anello 2’, destinato a restare ancorato al collo del contenitore. La banda di collegamento 6 viene definita quando il tappo rimuovibile 2 è allontanato dall’anello 2’, perché il materiale si rompe lungo una linea di taglio 5, 5’, 5’’, 5’’’ opportunamente sagomata, ricavata su un normale tappo a vite, come nell’Esempio A riportato di seguito.
C’è chi, per limitare gli spostamenti indesiderati del tappo durante e dopo l’apertura, ha pensato a due bande di collegamento 5 che uniscono il tappo rimuovibile 1 all’anello 2. Anche in questo caso le bande di collegamento 5 sono ricavate tagliando opportunamente un tappo a vite tradizionale lungo linee di taglio 31, 41 (vedere Esempio B).
Per mantenere stabilmente il tappo nella posizione aperta, qualcuno ha previsto una linguetta 21 che, nella posizione aperta, si appoggia contro il collo del contenitore generando un’interferenza meccanica. Ciò evita che il tappo si richiuda prematuramente e impedisce la rotazione dell’anello attorno al collo (Esempio C).
E’ anche possibile, in aggiunta alla linguetta 40, utilizzare bande di collegamento 48a, 48b conformate a X, allo scopo di aumentare la lunghezza delle bande di collegamento stesse, e quindi rendere più facile disimpegnare il tappo 4 dal collo e riposizionarlo sul collo dopo l’uso (Esempio D).
Qualche inventore particolarmente fantasioso ha invece pensato di ricavare sul collo 33 un dente 322 che può impegnarsi a scatto fra due appendici 321 del tappo 31, così da mantenere quest’ultimo in una posizione aperta (vedere Esempio E).
Gli esempi sopra riportati dimostrano che, in questo settore tecnico, l’attività di progettazione – e di conseguenza l’attività brevettuale – è particolarmente fiorente.
E c’è da capirlo. Una macchina per ottenere tappi tramite stampaggio può produrre qualche centinaia di milioni di tappi all’anno. Se si ipotizza che, per realizzare un certo tipo di tappi, occorra pagare al titolare di brevetto una royalty anche solo di un centesimo di euro per ogni tappo prodotto, si fa presto ad ottenere cifre da capogiro!
A questo punto, mi pare che sia più difficile dire che il brevetto non vale un tappo.
© BUGNION S.p.A. – Novembre 2020