Articolo pubblicato in Bugnion News n.44 (Luglio 2020) – Ascolta la versione Audio
“Giocattolo logico spaziale costituito dal montaggio di elementi di giocattolo, in cui gli elementi di giocattolo previsti in numero prestabilito possono venir fatti ruotare nella direzione stabilita dagli assi spaziali partendo dal centro geometrico del giocattolo logico, caratterizzato dal fatto che il giocattolo logico spaziale è formato in totale da diciotto elementi di giocattolo, di cui ogni gruppo di otto elementi di giocattolo (1,3) sono dei cubetti…”. Forse avrete indovinato che la strana frase sopra riportata si riferisce al celebre puzzle tridimensionale noto come “Cubo di Rubik”. Più precisamente, si tratta di un estratto della prima rivendicazione di un brevetto del 1981, volto a tutelare il “giocattolo” inventato dall’architetto ungherese Ernö Rubik.
Il linguaggio impiegato nella rivendicazione non è ovviamente quello che chiunque di noi userebbe per descrivere l’oggetto in questione, nella circostanza alquanto remota di incontrare qualcuno che ne ignori l’esistenza. Proprio quel linguaggio, così specifico della redazione delle rivendicazioni brevettuali, provoca a volte qualche alzata di sopracciglio negli inventori che faticano a riconoscervi, almeno a una prima lettura, la loro amata creatura, ovvero l’invenzione, che affidano a noi consulenti perché la proteggiamo dai contraffattori.
Pensando a un modo per rendere meno straniante il gergo delle rivendicazioni brevettuali e per spiegare come mai, invece di “parlare come mangiamo”, noi consulenti in brevetti facciamo ricorso a un vernacolo così particolare per la tutela delle vostre idee, ho pensato di proporre un parallelo tra la lingua dei brevetti e quella letterario-poetica, sperando di ridurre un poco questo “gap” linguistico, con un po’ di leggerezza.
Per “rivendicazioni” si intende quell’elenco di dichiarazioni che nel brevetto si riporta in coda alla descrizione dettagliata dell’invenzione e che individua l’ambito di tutela del brevetto stesso. In dettaglio, le rivendicazioni hanno lo scopo di distillare in parole l’essenza dell’invenzione, tratteggiandone le peculiarità distintive che la rendono unica e meritevole di particolare considerazione rispetto allo stato dell’arte. In pratica, l’atteggiamento di noi consulenti brevettuali nei confronti dell’invenzione è in un certo senso simile a quello dei poeti, che con poche scelte parole debbono essere capaci di trasmettere l’essenza di un’emozione, come ad esempio riesce a Salvatore Quasimodo con i celebri e sempre ineguagliati versi: “Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. O ancora, si pensi a come Dante Alighieri, ne La Vita Nova, sia stato in grado di ritrarre l’amata nella sua disarmante purezza: “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare….”.
Insomma, il poeta usa le parole per evocare nella mente del lettore il volto e l’anima dell’amata e il consulente, con parole certo molto diverse ma con altrettanta attenzione alla scelta del lessico, svela il “volto” dell’invenzione, che rimane identico a sé sesso nonostante le molteplici varianti costruttive dell’idea tutelata. Quella della scelta del lessico è un’arte che il poeta e il brevettualista coltivano con dedizione, le parole delle poesie e quelle delle rivendicazioni dovendo essere “giuste” ma al contempo non troppo precise; infatti, una poesia didascalica può essere noiosa tanto quanto una rivendicazione che “fotografa” l’oggetto da tutelare può essere facile da aggirare.
È noto che le espressioni poetiche sono spesso un parto originale della mente dello scrittore, si pensi ad esempio al citato “cuore della terra” di Quasimodo, combinazione di parole perfettamente azzeccata ma che produce il suo significato solo all’interno della famosa poesia; d’altro canto, non può forse dirsi la stessa della locuzione “giocattolo logico spaziale”, ideata dal collega che ha protetto il Cubo di Rubik?
Inoltre, con rarissime eccezioni, le rivendicazioni debbono essere costituite da un’unica frase in cui si dà conto di tutte le sue caratteristiche essenziali e di come queste siano legate l’una all’altra, esponendole in modo asciutto e sintetico. Se ovviamente è raro trovare rivendicazioni brevi come haiku, non si può non apprezzare la concisione e l’eleganza con la quale, 140 anni fa, veniva tutelato il frutto del genio e dello studio di Thomas Alva Edison: “Una lampada elettrica per emettere luce per incandescenza, consistente in un filamento di carbonio ad alta resistenza fissato a fili metallici”.
© BUGNION S.p.A. – Luglio 2020