Acquisire una prova con valore legale che possa essere utilizzata anche in una vertenza è da sempre un’attività particolarmente delicata. E’ infatti spesso riscontrata la necessità di acquisire una prova informatica che, se non “cristallizzata” opportunamente, rischia di inficiare successive attività di carattere legale.
Lo spostamento del paradigma dal mondo reale al mondo virtuale ha determinato negli ultimi tempi la nascita e lo sviluppo di strumenti appositamente dedicati all’acquisizione forense. Questa attenzione sui nuovi strumenti digitali non è certamente sfuggita agli enti tecnici normativi, che hanno rilasciato più di 10 anni fa una normativa per le acquisizioni forensi, la normativa ISO/IEC/27037: 2012.
La normativa ISO/IEC/27037 non detta certamente quelli che sono i requisiti stringenti che deve avere uno strumento di acquisizione forense ma, invece, espone criteri da adottare per realizzare uno strumento di acquisizione ed un processo di un’acquisizione forense che possa rispondere a criteri di oggettiva affidabilità e sicurezza.
Fino a pochi anni fa l’acquisizione in maniera certa di una prova presente sul web poteva essere eseguita ad esempio avvalendosi di un notaio cioè di una figura riconosciuta dall’ordinamento giuridico. Lo sviluppo di nuovi strumenti di acquisizione forense ha radicalmente cambiato il modo di operare dei professionisti nel settore della proprietà intellettuale.
Ad oggi esistono efficaci strumenti informatici che possono, secondo lo standard tecnico ISO/IEC/27037: 2012, acquisire prove di carattere informatico presenti, ad esempio, sul web.
Con questi strumenti, viene creato tramite lo strumento informatico di acquisizione un pacchetto di evidenza forense che contiene tutte le certificazioni per poter dimostrare, in un secondo tempo, ad esempio in una vertenza, la presenza della prova ad una certa data.
Vi sono numerosi esempi in cui questi strumenti possono portare valore aggiunto ed efficacia nel mondo della Proprietà Intellettuale. Si pensi ad esempio al caso in cui venga offerto in vendita su un sito web di un concorrente un bene protetto da un titolo di proprietà intellettuale (brevetto, disegno modello, marchio).
Come è noto, il web è un ambiente fortemente dinamico: le pagine web vengono modificate, cancellate, sostituite, aggiornate, e qualora si abbia necessità di effettuare attività giudiziarie importanti quali ad esempio l’invio di una lettera di diffida o, addirittura, l’instaurazione di un giudizio, è prioritario procedere ad una acquisizione di carattere forense per mettere in cassaforte il contenuto informatico ad una certa data.
Si pensi solo ad un ambiente virtuale all’interno del metaverso: come è possibile, se non utilizzando uno strumento di acquisizione forense, dare la prova ad esempio della contraffazione di un marchio o di un disegno in modello? Stiamo assistendo da tempo alla tendenza da parte dell’aziende di proteggere i propri marchi anche come rappresentazioni virtuali dei prodotti.
E’ certamente estremamente difficile pensare di riprodurre, su carta, il contenuto dinamico di interesse che viene visualizzato quando un utente mezzo di un avatar effettua una navigazione all’interno di un ambiente virtuale. Uno strumento di acquisizione forense in questo contesto potrebbe semplicemente consentire di acquisire un video della navigazione nell’ambiente virtuale, certificando il contenuto visualizzato dall’utente e generando un pacchetto di evidenza forense.
Come caso più diffuso, si pensi ad una contraffazione virtuale le cui prove sono soltanto sul WEB, ad esempio costituite da manuali d’uso o altra documentazione.
Con uno strumento di acquisizione forense è possibile scaricare il manuale e ogni altra documentazione presente nel WEB per poter supportare, in modo efficace, la presenza della contraffazione sul web.
Non vi è quindi più necessità di testimoni, notai, o figure che attestino la presenza del contenuto sul WEB; il tutto è superato dall’utilizzo di certi strumenti informatici.
Come altro esempio si consideri anche soltanto la necessità di acquisire prova di video / foto presenti su social network o su chat conversazioni Wapp.
La giurisprudenza è ormai unanime nel ritenere che le conversazioni intrattenute attraverso l’utilizzo di strumenti informatici costituiscono una forma di memorizzazione di un fatto storico comparabile ad una prova documentale e, pertanto, utilizzabile ai fini probatori (Cass. pen. sez. V, sentenza 16 gennaio 2018 n. 1822).
Quindi, gli strumenti informatici di acquisizione forense non solo semplificano il mestiere delle tradizionali acquisizioni sul web, ma aprono scenari importanti ed innovativi per poter operare anche in contesti nuovi offerti dalle attuali tecnologie dell’informazione.
E’ pertanto da evidenziare che, in questo ambito, non occorre soltanto saper utilizzare lo strumento di acquisizione forense in modo efficace, ma occorre anche saper declinare l’acquisizione fra le complesse pieghe del mondo normativo della proprietà intellettuale, così da acquisire, nel modo giusto, i contenuti necessari per le successive azioni legali.
Bugnion dispone dei più avanzati strumenti di acquisizione forense e in tal senso mette a disposizione dei propri clienti la propria esperienza per poter fornire consulenza in merito all’acquisizione forense nel settore della proprietà intellettuale.