Articolo pubblicato in Bugnion News n.13 (Novembre 2015)
A chi non è mai capitato di sfogliare una rivista di arredamento o di andare a casa di un amico e “rubare” spunti e idee originali per riproporle nell’arredamento della propria casa? Forse a nessuno ha mai sfiorato l’idea che l’amico possa accusarlo per violazione dei propri diritti. Ebbene se tale “furto” avviene al di fuori della propria sfera privata e se la riproduzione/imitazione di particolari tipologie di arredamento riguarda esercizi commerciali, le dinamiche cambiano con conseguenze disastrose per chi decida di arredare il proprio negozio con elementi di arredo e layout simili a quelli di un negozio concorrente.
E’ proprio quello che è accaduto alla WJCON s.r.l., marchio low cost di cosmetici italiani citata in giudizio dalla nota società di cosmetici e di profumeria KIKO, con l’accusa di aver “sin dal 2009 posto in essere un’attività di sistematica concorrenza sleale sia confusoria che parassitaria, in particolare per ciò che attiene all’aspetto dei suoi negozi che davano luogo ad indebita confusione od associazione con quelli dell’attrice per la ripresa degli elementi caratterizzanti” – Tribunale di Milano, Sez. Spec. in Materia di Impresa “A”, sentenza di primo grado n. 11416/15 dello scorso 13 ottobre 2015 contro la quale WJCON ha proposto appello.
Difatti, la peculiare struttura dei negozi KIKO che è stata replicata, a partire dal 2006, in circa 299 negozi in tutta Italia, è frutto di un progetto di architettura commissionato nel 2005 da KIKO allo Studio Iosa Ghini Associati s.r.l., rinomato Studio di architettura e Interior design.
In effetti chiunque abbia avuto l’occasione di entrare in più di un negozio KIKO, non ha potuto non notare che vi sono una serie di elementi che si presentano allo stesso modo in tutti i negozi monomarca quali “l’ingresso open space con ai lati due grandi grafiche retroilluminate, espositori laterali consistenti in strutture continue e inclinate …, “isole” a bordo curvilineo posizionate al centro dei negozi…, … numerosi schermi TV incassati negli espositori inclinati e combinazioni dei medesimi colori (bianco, nero, rosa/viola) e di luci ad effetto discoteca”.
Quello che maggiorente colpisce della sentenza del Tribunale di Milano non è tanto il riconoscimento di un comportamento scorretto da parte di WJCON sotto il profilo della “concorrenza parassitaria”, quanto il riconoscimento di una tutela autoriale del concept che caratterizza i negozi KIKO confermando “il carattere originale e creativo del progetto sviluppato dallo Studio Iosa Ghini Associati s.r.l. su commissione di KIKO s.r.l…. oggetto di tutela ai sensi dell’art. 2, n. 5 L.A.” secondo il quale sono comprese nelle opere tutelate dal diritto d’autore “i disegni e le opere dell’architettura”.
L’innovazione della sentenza in oggetto consiste proprio nel aver messo in chiaro che anche la struttura e l’arredamento degli interni di un negozio può essere un’opera creativa ed originale al punto da poter essere ritenuta meritevole della tutela del diritto d’autore, partendo dal presupposto che “un’opera dell’ingegno riceve protezione a condizione che sia riscontrabile in essa un atto creativo, seppur minimo, suscettibile di manifestazione nel mondo esteriore con la conseguenza che la creatività non può essere esclusa soltanto perché l’opera consiste in idee e nozioni semplici, ricomprese nel patrimonio intellettuale di persone aventi esperienza nella materia”.
Il Tribunale ha, dunque, ritenuto che l’arredamento dei punti vendita Wjcon fosse una “diretta appropriazione da parte di WJCON s.r.l. del complesso degli elementi che compongono il concept sviluppato da parte attrice”, riscontrando “una ripresa pressoché integrale” di tutti gli elementi di arredamento dei negozi di KIKO s.r.l. con una diversificazione del tutto irrilevante generata esclusivamente da “modeste modifiche” non sufficienti, perciò, ad escludere in alcun modo “l’ipotesi di contraffazione del progetto di cui KIKO s.r.l. risulta titolare dei diritti di sfruttamento economico”.
Altro aspetto che colpisce di questa innovativa sentenza è la condanna al versamento di una somma dalla convenuta WJCON s.r.l. alla concorrente KIKO di ben 716.000 euro a titolo di risarcimento del danno, per aver “contraffatto” il concept dei suoi negozi nonché l’ordine di inibitoria per la WJCON che dovrà eliminare, in tempi oltremodo brevi, dai 120 negozi sul territorio nazionale tutti gli elementi di arredo in violazione del diritto d’autore della KIKO, pena una sanzione di diecimila euro per ogni punto vendita che “risulterà mantenere ancora detti arredamenti oltre il sessantesimo giorno …”.
Finalmente con questa sentenza si consegna, una volta per tutte, un ulteriore ed efficace strumento di tutela, quella del diritto d’autore, a tutte le aziende che decideranno di investire sulla propria immagine attraverso scelte di arredamento originali ed esclusive per i propri negozi mettendo in guardia, al contempo, tutti coloro che fino ad oggi hanno creduto che risparmiare costi di investimento copiando furbescamente arredamenti e ambientazioni frutto di studio e di lavoro altrui, fosse un’attività priva o quasi priva di conseguenze sul piano legale.
© BUGNION S.p.A. – Novembre 2015