Articolo pubblicato in Bugnion News n.30 (Settembre 2018)
Nel corso della mia attività lavorativa ho avuto modo di constatare come i percorsi attraverso cui emerge l’attività inventiva mantengano un alone di mistero e siano quindi estremamente affascinanti. Una storia nella quale mi sono imbattuto recentemente lo dimostra in modo lampante. È la storia di un’invenzione rivoluzionaria e, ad elencarne gli ingredienti, si potrebbe pensare ad un’inverosimile sceneggiatura hollywoodiana. Tuttavia, benché il cinema c’entri eccome, la storia è rigorosamente autentica.
Protagonista di questa storia è un’attrice, ma non un’attrice qualsiasi bensì una vera e propria diva: Hedy Lamarr. A lei, che è stata ripetutamente definita la donna più bella del mondo, si deve la prima scena di nudo nella storia della cinematografia d’autore (in Exstase, film di Gustav Machatý del 1932). Fermandosi a questi pochi dettagli, si potrebbe pensare al logoro cliché della donna bellissima e un po’ sciocca, e così deve essere successo a Hollywood dove le riservarono spesso ruoli di scarso spessore. Al contrario, come spero di dimostrare, siamo di fronte ad una personalità complessa e ad un’intelligenza acuta e poliedrica come poche altre.
Hedwig Eva Maria Kiesler, questo il suo vero nome, nasce a Vienna nel 1914 in un’agiata famiglia con qualche ascendenza ebraica e ha la possibilità di frequentare con grande merito le migliori scuole della capitale. Tuttavia attorno ai diciassette anni Hedy sospende gli studi di ingegneria (tenete a mente questo dettaglio che diventerà importante in seguito) per dedicarsi alla carriera di attrice.
Dagli esordi nei teatri di Vienna e Berlino si affaccia presto al vivace ambiente del cinema europeo grazie al quale viene a contatto con lo star system dell’epoca. È così che nel 1933 sposa Fritz Mandl, un facoltoso imprenditore. Anche il fatto che le industrie di Mandl costruiscano armamenti è un dettaglio non da poco, che diventerà importante successivamente.
Nel corso degli anni 30 la carriera di Hedy procede bene ma la situazione sociopolitica europea diventa sempre più fosca e lei decide di fuggire dal montante antisemitismo e dal matrimonio ormai in crisi. Nel 1937 riesce ad imbarcarsi per gli Stati Uniti seguendo il produttore cinematografico Louis B. Mayer, venuto in Europa alla ricerca di nuovi talenti.
Inizialmente Mayer è un po’ restio ad investire su di lei, perché Exstase non è affatto passato sotto silenzio. Tuttavia Hedy riesce a fargli superare ogni perplessità e insieme costruiscono Hedy Lamarr, un personaggio di grande successo che diventa una vera e propria icona di bellezza esotica. Nei successivi vent’anni, fino al 1958, appare in molte importanti produzioni al fianco ad attori del calibro di James Stewart, Clark Gable e Spencer Tracy.
Nell’arco della sua vita Hedy totalizza ben sei mariti e una serie imprecisata di amanti, tra i quali vi sarebbero anche Howard Hughes e John F. Kennedy. Ma tra i tributi più singolari alla bellezza di Hedy si può senz’altro annoverare quello di Bob Kane, autore che nel 1940 lancia il fumetto Batman. Il personaggio di Selina Kyle, alter ego di Cat (che diventerà poi Catwoman) appare chiaramente disegnato sulle sembianze di Hedy.
Sin qui una vicenda normale, per quanto possa essere normale la vita di una diva. Tuttavia Hedy Lamarr cela degli aspetti affatto insospettabili. Sin dall’ascesa del nazismo, Hedy sente la necessità di aiutare la sua nuova patria, quasi a redimersi dal fatto di essere connazionale di Hitler, ed è così che compie un’impresa sorprendente. Grazie agli studi di ingegneria abbandonati ormai da una decina d’anni e alle informazioni tecniche sugli armamenti raccolte più o meno casualmente durante i ricevimenti a casa del primo marito, riesce a ideare un sistema rivoluzionario per la trasmissione di segnali radio, che lei vede particolarmente adatto per il controllo dei siluri della US Navy. Il sistema si basa sull’idea di dividere un singolo segnale in tanti frammenti e di trasmetterli uno dopo l’altro cambiando continuamente la frequenza di trasmissione. Solo chi conosce la sequenza di cambio delle frequenze può ricevere correttamente tutti i frammenti e ricostruire il segnale completo. L’idea geniale di Hedy era questa e, come vedremo, era destinata ad un grande successo, sebbene non nei termini sperati da lei. Tuttavia le mancava ancora un dettaglio, cioè un buon sistema per concordare preventivamente in modo preciso e affidabile la sequenza di cambio delle frequenze tra trasmettitore e ricevitore. Qui ci imbattiamo in un ulteriore colpo di scena, che a sua volta ha dell’incredibile. Hedy incontra casualmente George Antheil, un compositore di musica surrealista che è stato famoso vent’anni prima in Francia e che in quel periodo si arrangia producendo colonne sonore. A quanto si narra l’avvicinamento tra i due avviene in modo piuttosto hollywoodiano, con tanto di numero di telefono scritto con il rossetto sul parabrezza. Comunque siano andate le cose, è certo che George si imbatte a casa di Hedy nei disegni tecnici e negli studi relativi al sistema di trasmissione e ne rimane colpito. Hedy lo mette al corrente e gli espone il problema che rimane aperto. Incredibilmente il musicista trova una soluzione perfetta, basata sulle schede perforate utilizzate nei pianoforti meccanici come rudimentale sistema di programmazione. Il sistema di George permette di concordare e gestire rapide variazioni di trasmissione tra ben 88 frequenze, 88 come i tasti del pianoforte.
A questo punto il sistema è completo e i due inventori il 10 giugno 1941 depositano una domanda di brevetto sul sistema che loro chiamano Secret communication system e che diventerà poi famoso come frequency-hopping spread spectrum (FHSS). Il brevetto, concesso poi con il numero US 2,292,387, è ben strutturato e, oltre al nucleo di informazioni indispensabili per la soluzione base, descrive anche alcune caratteristiche tecniche accessorie molto interessanti, che dimostrano a loro volta uno studio attento e tutt’altro che improvvisato. Ad esempio il brevetto affronta il problema di come garantire la sincronia tra le due stazioni nella lettura delle schede perforate, e prevede alcune frequenze di trasmissione false, totalmente ignorate dal ricevitore e destinate semplicemente a confondere il nemico. Ad oggi, stando alla banca dati Espacenet, il brevetto di Hedy e George è citato come anteriorità rilevante in ben 95 documenti brevettuali successivi, l’ultimo dei quali è stato depositato nel 2009.
Purtroppo la soluzione non vede un immediato impiego bellico da parte delle forze armate statunitensi, forse per la diffidenza nei confronti di una soluzione sviluppata in ambito civile, forse perché la componentistica elettronica dell’epoca non avrebbe permesso di realizzare l’invenzione in modo affidabile. In ogni caso il sistema di Hedy e George godrà di un enorme successo postumo, purtroppo a brevetto ormai scaduto, e sarà realmente adottato dalla US Navy a partire dal blocco navale di Cuba del 1962.
Dal punto di vista tecnico l’FHSS si è dimostrato estremamente vantaggioso per varie ragioni. Da un lato impedisce l’intercettazione della trasmissione da parte di terzi non abilitati, i quali possono al massimo coglierne pochi frammenti senza senso. Inoltre il continuo mutare della frequenza di trasmissione evita che il segnale possa essere disturbato mediante l’emissione ostile di rumore (attacchi detti jamming). Infine l’FHSS rappresenta una buona soluzione al fenomeno detto multipath fading per il quale un segnale è spesso disturbato dalle proprie stesse repliche riflesse che giungono con ritardo al ricevitore, sovrapponendosi alle porzioni successive del segnale principale. Il continuo cambiamento della frequenza di ascolto taglia automaticamente le repliche riflesse, consentendo l’ascolto di un segnale più pulito.
In definitiva dunque l’FHSS porta intrinsecamente molteplici benefìci e non è un caso che esso sia ampiamente utilizzato ancora oggi, ad esempio nella telefonia mobile, nelle reti wireless e nello standard Bluetooth.
Per completare il profilo di Hedy Lamarr, vale la pena citare qui altre invenzioni minori cui avrebbe lavorato ma sulle quali non sono facilmente reperibili ulteriori informazioni. In ambito civile, Hedy avrebbe lavorato ad una tavoletta da sciogliere in acqua per renderla effervescente e ad un non meglio precisato miglioramento per i semafori. In ambito militare invece avrebbe sviluppato, ancora insieme a Antheil, un missile terra-aria capace di esplodere automaticamente in prossimità del bersaglio senza la necessità di colpirlo.
Per quanto la storia di Hedy Lamarr e di George Antheil sia affascinante, è pur chiaro come essa non possa fornire un paradigma per lo sviluppo di nuove tecnologie. Se le innovazioni dovessero derivare solo da colpi di genio di questo tipo, certamente ne vedremmo assai poche.
Per fortuna esistono dei metodi di innovazione, aventi natura definibile come “sistematica”, che mirano ad affrancare l’attività inventiva dalla dimensione dell’imprevedibile. Tra questi metodi, quello noto con l’acronimo russo TRIZ è forse il più consolidato ed è stato pensato per formalizzare il processo creativo, rendendolo ripetibile secondo necessità. In estrema sintesi, l’ideatore del metodo TRIZ – al secolo, Genrich Saulovich Altshuller – ha studiato più di 200.000 brevetti individuando così alcune categorie di problemi tecnici ricorrenti e le rispettive soluzioni. Da qui Altshuller è riuscito, mediante un processo di astrazione, ad identificare alcuni percorsi tipici dell’attività inventiva e a sviluppare delle modalità per applicarli con enorme successo nella gran parte dei casi concreti. Da ormai alcuni anni Bugnion offre ai propri clienti desiderosi di innovazione sia l’applicazione della metodologia TRIZ per affrontare un caso specifico, sia la formazione del personale interno per introdurre TRIZ tra gli strumenti aziendali di Ricerca e Sviluppo.
Un’ultima annotazione. Secondo lo stesso Altshuller, circa il 99% dei brevetti si limita ad applicare in modo più o meno furbo soluzioni già note, da cui l’enorme potenzialità della metodologia TRIZ. A fronte di ciò, ci sentiamo di dire che il brevetto di Hedy Lamarr e di George Antheil si pone orgogliosamente nel restante 1%, a garanzia del fatto che il processo inventivo può realmente mantenersi imprevedibile e un po’ poetico.
© BUGNION S.p.A. – Settembre 2018