… o perlomeno molto dispendioso.
È di questi giorni la notizia dell’esito finale della vicenda della studentessa la cui tesi di laurea nel settore della diagnosi e il trattamento della sclerosi multipla era stata utilizzata per presentare una domanda di brevetto. E fin qui niente di male, se non fosse che la suddetta studentessa era stata esclusa dagli inventori designati.
Scrive La Stampa: “Ha dovuto aspettare undici anni un’ex-studentessa per ottenere la vittoria completa. Quattro docenti universitari le avevano rubato la scoperta brevettandola a loro nome. Dopo undici anni di battaglia legale e due sentenze a suo favore, la Corte dei Conti ha condannato i quattro professori a risarcire l’università per cui studiava la ragazza e lavoravano i professori.”
La notizia dovrebbe confortare per il risultato ottenuto … giustizia sembra fatta. Se però guardo la vicenda dal lato della studentessa, mi resta l’amaro in bocca per quegli undici anni di attesa e, immagino, di sforzi economici e incertezze. Poi mi volto dall’altra parte e guardo la vicenda dal lato delle controparti ed anche da lì il risultato non mi soddisfa pienamente. Perché?
Perché tutti i soggetti in questione hanno sicuramente perso tempo ed energie nel rincorrere i buoi scappati dal recinto. E vista la loro elevata competenza e l’innegabile utilità o addirittura necessità delle loro ricerche, mi sembra uno spreco davvero inutile.
Come fare quindi a chiudere il recinto in tempo?
Atenei e grandi aziende adottano sempre più frequentemente procedure per individuare con chiarezza gli effettivi autori delle innovazioni frutto delle loro ricerche e relativi regolamenti interni che ne disciplinano preliminarmente i rapporti. La regolamentazione dovrebbe andare di pari passo con la diffusione e la comunicazione non solo delle regole ma anche delle possibilità che la proprietà intellettuale, ed in particolare il sistema brevettuale, offre.
In generale, anche e soprattutto nelle PMI, gli accordi contrattuali preliminari, spesso snobbati, consentono una maggiore e più sicura tutela del proprio patrimonio intangibile frutto degli sforzi della Ricerca & Sviluppo. Tali accordi possono infatti garantire l’individuazione certa di eventuale know-how e la sua tutela tramite accordi di riservatezza, preservare eventuali aspetti brevettabili e, last but not least, gestire preliminarmente eventuali aspetti di titolarità e/o sfruttamento economico.
Se vogliamo usare una frase comune … prevenire è meglio che curare.