Quando si dice “la strategia prima di tutto”…
Succede però che, alle volte, anche i giganti inciampino sulle piccole cose. E quando a cadere è un gigante, si sa, fa molto più rumore.
È il caso di Apple, il re dei giganti nel mondo dell’hi-tech che, in occasione della presentazione del suo ultimissimo capolavoro, il nuovo visore per la realtà mista Apple Vision Pro, è finito gambe all’aria proprio sulla scelta del nome: “Vision Pro”, appunto, un marchio che risulta già registrato in Cina dai padroni di casa di Huawei.
L’importanza di una corretta strategia di PI
Si potrebbe pensare alla “classica” furbata della Cina, dove sono abilissimi a registrare immediatamente i nuovi marchi appena lanciati in Occidente per poi provare a rivenderli ai diretti interessati nel momento in cui questi decidono di approcciare il mercato cinese. In questo caso, tuttavia, la “svista” sarebbe tutta di Apple, che ha registrato il marchio “Apple Vision Pro” allo USPTO in data 9 giugno 2023, mentre il nome “Vision Pro” di Huawei risultava già depositato dal 2019 presso il China Trademark Office, poi rinnovato nel 2021: una situazione imbarazzante per Apple, che avrebbe potuto evitare lo scivolone con una “semplice” ricerca di anteriorità, risparmiando (c’è da scommetterci) parecchi mal di testa tra gli addetti ai lavori in quel di Cupertino, California.
Il mio Marchio risulta già registrato in Cina, quali conseguenze?
Fatta la frittata, una volta lanciato e presentato pubblicamente il nuovo visore “Apple Vision Pro”, alla multinazionale Big Tech made in USA non restano che tre vie per risolvere l’impasse:
- La prima prevede che Apple cambi il nome del suo ultimo prodotto: meglio, questa volta, sceglierne uno che sia davvero “nuovo, distintivo e lecito”, caratteristiche imprescindibili per un marchio.
Un’opzione che, logicamente, evidenzierebbe in mondovisione l’errore commesso da Apple in fase di realizzazione della strategia di Proprietà Intellettuale. - La seconda prevede invece una “ritirata localizzata”, ovvero la possibilità di mantenere il marchio Apple Vision Pro in Occidente ma di cambiare il nome nel solo mercato cinese, per rendere i propri occhiali vendibili anche all’ombra del Dragone.
- La seconda, e più onerosa, comporterebbe un accordo tra le parti, Apple e Huawei, in cui la seconda autorizzi la prima a utilizzare il proprio marchio, dietro un (probabilmente cospicuo) compenso in denaro.
Con tutta probabilità, dando un occhio anche ai precedenti, Apple ricorrerà probabilmente a questa terza opzione per uscire dal vicolo cieco in cui si è infilata, senza patire troppo (almeno a livello di immagine) l’errore commesso.
A prescindere da come finirà, questo resta però un fulgido esempio di quanto può risultare dannoso, per l’immagine e/o per il conto in banca di un’impresa, sottovalutare l’importanza di affiancare alla Ricerca & Sviluppo e al proprio marketing anche una attenta strategia di PI in fase di lancio di un nuovo prodotto o servizio.