Articolo pubblicato in Bugnion News n.52 (Luglio 2021)

Le linee di intervento strategico sulla proprietà industriale sono il primo provvedimento di dettaglio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza #NextGenerationItalia. Un libro di sogni per chi si occupa di Proprietà Industriale e per le imprese innovative. La nostra lettura.

Il Ministro dello Sviluppo Economico ha adottato con d.m. 23 giugno 2021 Le linee di intervento sulla proprietà industriale per il triennio 2021-2023 (anche definito “Piano strategico sulla proprietà industriale”).  Per una serie di fortunate circostanze, si tratta del primo provvedimento di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza #NextGenerationItalia (PNRR), approvato dalla Commissione europea, il quale nella Missione 1, Componente 2, “Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo” cita la “Riforma del sistema della proprietà industriale”.

Il PNRR destina alla realizzazione di interventi finalizzati a promuovere e tutelare la proprietà intellettuale nell’ambito della digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo un finanziamento straordinario pari a 30 milioni di euro.

Ad onor del vero (e qui le fortunate coincidenze), la genesi del Piano strategico sulla proprietà industriale è parallela al PNRR, e pur attuando parte dello stesso, trova le sue vere radici nel Piano di azione della Commissione UE “Sfruttare al meglio il potenziale innovativo dell’UE – Piano di azione sulla proprietà intellettuale per sostenere la ripresa e la resilienza dell’UE”, adottato il 25 novembre 2020.

Già ad aprile 2021 era stata pubblicata una bozza aperta alla pubblica consultazione e noi ne avevamo dato conto qui. Il documento oggi adottato tiene conto dei suggerimenti e delle osservazioni che sono stati acquisiti nel corso della consultazione pubblica che ha visto la partecipazione di una sessantina di soggetti, tra cui la stessa Bugnion.

L’obiettivo dichiarato delle Linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale è delineare un piano per la promozione della cultura dell’innovazione e degli strumenti di tutela e valorizzazione della proprietà industriale (PI), delineando la strategia degli interventi nazionali in cinque punti (definiti “sfide”):

– migliorare il sistema di protezione della PI;

– incentivare l’uso e la diffusione della PI, in particolare da parte delle PMI;

– facilitare l’accesso ai beni immateriali e la loro condivisione, garantendo allo stesso tempo un equo rendimento degli investimenti;

– garantire un rispetto più rigoroso della proprietà industriale;

– rafforzare il ruolo dell’Italia nei consessi europei ed internazionali sulla proprietà industriale.

Al lettore esperto di Proprietà industriale, la concretezza del piano risulterà davvero sorprendente, del resto, nelle premesse al piano, si legge che “Le Linee di intervento strategiche per la proprietà industriale troveranno un primo risultato concreto nella imminente predisposizione di un disegno di legge di revisione del Codice della Proprietà Industriale (D.Lgs. 10 febbraio 2005, n. 30);”.  Il Piano strategico ha tuttavia anche un altro interlocutore ben identificabile, oltre ai professionisti della PI: l’impresa innovativa.

Non è facile sintetizzare le 38 pagine delle linee guida in poche righe, ci proviamo in questo breve articolo proponendo tre piani di lettura, quello normativo, quello imprenditoriale, quello politico, riportando quando possibile le parole stesse del piano ad evidenziare la consapevolezza che lo pervade.  Il comune denominatore è la soddisfazione di vedere finalmente la Proprietà Industriale in primo piano nella (ri)costruzione del paese.

  1. Le riforme delle norme del settore e gli interventi sulle prassi amministrative. Un sistema di proprietà industriale migliore e più moderno.

Il livello di dettaglio che raggiungono le linee guida con riferimento alle parti dedicate al riordino normativo è molto elevato e beneficia dell’intensa attività preparatoria. Il piano preannuncia alcuni dei temi che troveranno spazio nel progetto di riforma del Codice di Proprietà Industriale, tra cui citiamo: una riforma dei disegni e modelli industriali (richiamandosi alle riflessioni in corso a livello EU), che dovrebbe disciplinare le “nuove tipologie di disegni (tra cui le “interfacce grafiche”, gli ologrammi e la “realtà virtuale” o “aumentata”); in materia di marchi la possibilità di introdurre in modo esplicito nel Codice l’esclusione della registrazione di marchi che possono risultare evocativi delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine riconosciute; in materia di Brevetti una modifica della norma relativa alla titolarità delle invenzioni maturate in ambito universitario e presso gli enti pubblici di ricerca (art. 65 del Codice di Proprietà Industriale), con l’allineamento con la normativa degli altri paesi europei (con il trasferimento della titolarità delle invenzioni realizzate dai ricercatori alla struttura di appartenenza).

Più in generale, la riforma del Codice della Proprietà Industriale “sarà …. utilizzata per precisare meglio alcune disposizioni già presenti, portando a frutto l’esperienza maturata negli anni”.

Le linee guida citano anche l’entrata in opera entro il gennaio 2023 del procedimento di nullità e decadenza dei marchi (introdotto dal Decreto legislativo n. 15 del 2019 di recepimento della Direttiva (UE) 2015/2436) con promessa di intensificare gli sforzi del Ministero dello Sviluppo Economico “per definire e realizzare il più opportuno contesto operativo consapevole dell’ampio interesse che la materia riveste”. Nella stessa ottica, molto interessante il riferimento alla deflazione del contenzioso giudiziario in materia IP anche attraverso “la possibilità per l’UIBM di invitare le parti ad una conciliazione per ridurre al massimo il contenzioso”.

Da un punto di vista pratico il piano auspica una semplificazione (“incisiva”) delle procedure tra cui l’estensione della possibilità di utilizzo dei sistemi di deposito telematico dell’UIBM anche alle procedure che oggi non lo prevedono ( “dando la possibilità di accedervi senza il ricorso alla firma digitale a condizione che sia accertata l’identità digitale del soggetto depositante”) nonché il superamento di sistemi di notifica elettronica ad oggi limitato alla macchinosa posta elettronica certificata. Con favore deve anche essere presa la volontà di semplificare le attuali previsioni relative alle tasse e ai diritti per il deposito delle domande di titoli di PI e per il loro rinnovo o mantenimento in vita, con espresso riferimento alle imposte di bollo (la cui armonizzazione è esigenza richiesta da tempo).

È davvero promettente leggere che il Ministero si impegna a studiare “Una nuova infrastruttura telematica di supporto per la gestione di tutte le domande e i titoli di PI, basata sulle più avanzate tecnologie di trattamento dati e capace di integrare i sistemi e le basi dati già esistenti e di arricchirli con nuovi e più evoluti servizi a supporto dell’utenza”.  Nello stesso ambito, si prevede una “manutenzione evolutiva dell’attuale sistema telematico di deposito presso l’UIBM” con promessa esplicita della possibilità di ricerca testuale sul contenuto dei documenti compresi nei database nazionali al fine di rendere le efficaci le ricerche dei titoli italiani (la cui inaccessibilità da sempre caratterizza il nostro panorama nazionale).

Sul tema dell’aggiornamento della normativa per il contrasto alla contraffazione va sottolineato un riferimento allo snellimento dei sistemi di analisi ed archiviazione delle merci confiscate; la prevista revisione dell’istituto dell’incidente probatorio, la volontà di rendere più immediato l’accertamento della natura illecita delle merci sequestrate, la distruzione delle merci per cui fosse verificata la contraffazione, previo il mantenimento di un campione (in linea peraltro con la normativa europea di settore).

Il piano convoca e promette un continuo scambio con le professionalità interessate al settore, che certamente è accolto da tutti noi con grande favore ed entusiasmo in continuità con quanto fatto con le Linee guida in commento.

  1. L’impresa e gli incentivi all’uso della proprietà industriale.

Le linee guida affermano in maniera chiara che le imprese, in particolare quelle di medie e piccole dimensioni” non hanno la percezione del valore del proprio portafoglio titoli di PI o di quello che potrebbe essere definito”. Chi come noi da sempre lavora nel settore sa quanto sia vera questa affermazione e non può che apprezzare che tra le sfide che il governo si propone nel triennio c’è quella di “colmare questa distanza, mettendo in atto uno sforzo per diffondere presso le piccole e medie imprese la cultura della proprietà industriale quale necessario strumento attraverso il quale far crescere la capacità competitiva delle imprese e, dunque, del sistema Paese”.

Le linee guida passano in rassegna il successo delle misure di sostegno (i bandi Brevetti+, Marchi+, Disegni+) attivate fino ad oggi e che hanno dispensato oltre 80 milioni di euro nel biennio 2020/2021. Ebbene, il Piano annuncia di voler superare il periodo sperimentale, uniformando e semplificando le procedure di accesso nel 2021 (il Ministero sta già lavorando alla riapertura dei bandi con nuovi criteri ed ovviamente con l’utilizzo anche di una quota delle risorse provenienti dal PNRR), soprattutto, intendendo superare l’odioso strumento del “click day” dal 2022.

Non poteva mancare nel testo del Piano un riferimento alla misura fortemente innovativa dei Voucher 3i (investire in innovazione), finalizzata a sostenere le start-up innovative nei percorsi di brevettazione non solo con contributi al deposito dei titoli di PI (come avviene nei bandi) ma anche per l’accesso ai servizi di consulenza.

Al riguardo l’azione del Ministero sarà orientata a dare continuità all’intervento, proponendone il rifinanziamento in sede di legge di bilancio, e a verificare la possibilità di estenderne la platea dei beneficiari oltre le startup innovative con valutazione dell’inserimento di ulteriori servizi.

  1. Le politiche di proprietà industriale, una prospettiva internazionale.

In molte parti del piano si leggono misure che non hanno effetti immediati, ma che hanno certamente un impatto sul lungo termine.

Non manca, e questo è stato sempre presente negli enunciati ministeriali, una disamina dei rischi che la contraffazione ha per l’economia, con l’enunciazione di un impegno continuativo e coordinato nella prevenzione e repressione del fenomeno della contraffazione e pirateria. Tra gli altri il piano cita i dati OCSE con stima al 2016 di importazioni di prodotti contraffatti e usurpativi in Italia oltre i 12 miliardi di euro, pari al 4% delle importazioni italiane di prodotti autentici ed ancora più grave, dà conto degli 88.000 posti di lavoro persi in Italia a causa di prodotti contraffatti importati e del commercio globale di prodotti che hanno violato diritti IP tutelati dalle nostre imprese.

Certamente in quest’ambito, il Ministero riconosce un ruolo essenziale anche per il futuro alla consolidata partnership con la Guardia di Finanza che, si preannuncia, verrà oltremodo rafforzata.

Dove il piano è ancora più sorprendente è quando fa riferimento al ruolo dell’Italia a livello internazionale “tenuto conto che le politiche di protezione della PI stanno acquisendo importanza geopolitica”.

Questo non solo con riferimento all’operatività del brevetto europeo ed al sostegno alla candidatura della città di Milano ad ospitare la sezione della sede centrale del Tribunale Unitario dei Brevetti (cosa  largamente prevedibile), ma anche con inediti riferimenti ad una prospettiva  strategica di medio-lungo periodo, ed alla partecipazione attiva del nostro Paese ai consessi istituzionali multilaterali, per un rilancio del paese sulla scena europea e globale nella consapevolezza che “Il ruolo delle imprese italiane nelle catene globali del valore e la produzione di beni di alta qualità espongono maggiormente l’Italia agli effetti dannosi della contraffazione, off-line e online

Sul punto si parla di intenso coordinamento del Ministero dello Sviluppo Economico con il Ministero degli Affari Esteri, la rete delle Ambasciate e delle Rappresentanze presso gli Organismi internazionali all’estero e di intesa con le altre Amministrazioni centrali in modo che l’Italia, facendo sistema, si esprima nei vari consessi intergovernativi con coerenza.

*****

È francamente difficile criticare le linee guida adottate, l’unico vero rischio è di non riuscire a far tutto. Il piano è davvero ricco, molto impegnativo e tre anni non sono poi tanti. Certo è che l’avere messo in ordine i pensieri, averli condivisi con gli operatori di settore e poi trascritti in linee guida ambiziose e per la maggior parte concrete rappresenta un modo per costruire un futuro, e sperare in una rinascita del paese anche nel settore dell’IP.

Il 2021 del resto ci sta insegnando che dopo il periodo oscuro dell’era Covid, tutto è possibile per il nostro paese, dalla vittoria all’Eurovision Song Contest, alla finale di Wimbledon, alla vittoria dei campionati Europei.  Sogniamo allora che nel 2023 il nostro sistema di Proprietà Industriale sarà migliore e che il piano presentato possa essere davvero completato.

© BUGNION S.p.A. – Luglio 2021

Ascolta l'episodio del podcast Ascolta l'episodio del podcast